2023

Opus Incertum

Operaincerta: la storia lunga vent’anni di un’iniziativa basata sulla buona volontà di un gruppo di amici


Meno Occhipinti

Era il mese di febbraio del 2003. Tornavo in auto dalla Francia ed ero a pochi chilometri da Torino quando alla radio hanno iniziato a parlare delle televisioni di quartiere che all’epoca stavano nascendo nelle grandi città italiane. “Che cosa interessante”, mi sono detto. “Sarebbe bello fare qualcosa di simile anche da noi”. Ma poi la razionalità mi ha portato a pensare che una cosa simile, a Ragusa, sarebbe stata una “pazza idea”.
Al rientro a casa, però, l’idea di mettere su qualcosa che avesse a che fare con la comunicazione, con la cultura, continuava a frullarmi in testa.
«E se facessimo un giornale?», è stata la domanda che posi ai miei amici più cari, con i quali condividevo la passione per la lettura e la scrittura (in rigoroso ordine alfabetico): Carlo Blangiforti, Daniele Colombo, Enzo Ingallina, Antonio La Monica, Carmelo Ottaviano, Raffaele Tumino. Così, tra una cena e un’altra, un bicchiere di birra e una chiacchiera, è nato il progetto “Operaincerta”. In realtà, trovare il nome a quello che sarebbe stato il nostro giornale non è stato facile. Se, bene o male, tutti eravamo sulla tipologia della rivista (mensile e online, perché un giornale cartaceo sarebbe costato troppo e un giornale con cadenza di uscita più ravvicinata sarebbe stato troppo impegnativo), su come battezzarla avevamo idee tanto diverse, nonostante tutti fossimo d’accordo sul fatto che il nome dovesse essere identificativo, oltre che bello ed originale.
Ognuno ha fatto la propria proposta (qualcuno più di una) e alla fine abbiamo scelto, nonostante il muso lungo dei più dubbiosi («è troppo lungo», «è difficile da memorizzare», «è troppo…»), Operaincerta perché era quello che identificava meglio il nostro territorio.
Operaincerta è l’italiano per di Opus incertum, cioè la “tecnica edilizia romana che riguarda il modo in cui viene realizzato il paramento di un muro in opera cementizia. Venivano utilizzate pietre di misura diseguale poste con le facce combacianti tra loro, dando come risultato un disegno irregolare e casuale” (Le parole non sono mie ma di Wikipedia). Tecnica reinterpretata nel nostro territorio per costruire i caratteristici muretti a secco che dividono gli appezzamenti di terra. Dunque un mensile online (una scelta snella, economica e, per l’epoca, innovativa, i web magazine nel 2003 si potevano contare sulle dita di una mano) che, nelle intenzioni iniziali, doveva occuparsi soprattutto di tutto ciò che accadeva dalle nostre parti.
Il primo numero è uscito il 14 luglio, e anche la data di pubblicazione non è stata casuale. La presa della Bastiglia si celebra proprio quel giorno. E la Rivoluzione francese, con lo sconvolgimento sociale, politico e culturale che all’epoca aveva portato, ci era sembrato un esempio da seguire (magari senza la parte violenta di quel periodo) per il nostro giornale. Dopo tre numeri con quel format, però, il progetto non solo sembrava non decollasse, ma noi sette avevamo anche perso un po’ di entusiasmo. Così, dal quarto numero, ottobre 2003, con tema del mese “La cultura: a che serve, a chi serve, quando serve, dove serve?”, Operaincerta cambiò formula e questo cambiamento fece la fortuna della rivista.
Per ventiquattro mesi “Opera” (era il nostro affettuoso modo di chiamarla) è rimasta “fuorilegge”, nel senso che abbiamo continuato le pubblicazioni pur non avendo mai registrato la testata presso un tribunale, così come prescrive la legge sull’editoria. Solo due anni dopo il primo numero, perché nel frattempo Antonio si era iscritto all’Ordine dei Giornalisti, sul colophon del numero in uscita il 6 agosto 2005 (quella è stata l’unica volta in cui il giornale non ha rispettato l’uscita il 14 del mese, “colpa” delle lungaggini burocratiche per la registrazione della testata) è finalmente comparsa la dicitura “Testata iscritta nel registro dei giornali e dei periodici del Tribunale di Modica in data 02/08/2005 al numero 1/05”. Il tribunale era quello di Modica perché l’editore era l’associazione “Progetto Formazione Globale” che aveva sede nella città della contea; il direttore responsabile era Antonio La Monica perché l’unico giornalista iscritto; il tema del mese era “Via vai”, perché era estata ed era il momento in cui arrivavano tanti barconi sulle nostre coste.
In tutti gli anni di vita, Operaincerta è sempre stato un giornale democratico, nel senso che era l’assemblea dei collaboratori a decidere quale dovesse essere il tema del mese. L’appuntamento era fisso: il primo lunedì sera dopo il giorno dell’uscita del giornale. Anche il luogo della riunione era (quasi sempre) fisso: casa mia. Ci si riuniva attorno al tavolo della cucina, ciascuno portava qualcosa da mangiare, e mangiando e bevendo, discutendo di attualità, cultura, cazzeggio, a fine serata, come per magia, il tema da trattare sul numero successivo veniva fuori senza che nessuno forzasse la scelta.
Tra alti (parecchi) e bassi (di tanto in tanto), Operaincerta ha pubblicato centosettantuno numeri (senza contare i primi ventiquattro). Siamo andati avanti per centonovantacinque mesi, cioè poco più di sedici anni, dal 14 luglio 2003 al 14 novembre 2019. Poi, per stanchezza, abbiamo deciso di attaccare la penna al fatidico chiodo. In quei sedici anni hanno scelto di dedicare qualche ora del proprio tempo circa 120 amici, e diversi numeri sono stati “plurilingue” (inglese, francese, tedesco), grazie alle traduzioni di alcuni collaboratori che vivevano all’estero.
Ma Operaincerta non è morta con il numero del novembre 2019.
Nel 2003 eravamo partiti in sette, sul primo numero “ufficiale” le firme erano già venti. Tra queste quella di Lorenzo Vecchiato, un amico trevigiano amante del blues, che per circa tre anni ha scritto articoli sulla musica del diavolo per la rubrica “Tracce di blues”. A Lorenzo nel 2004 è stato diagnosticato un tumore al cervello, e nel maggio di due anni dopo, purtroppo, il nostro amico non era più con noi.
D’accordo con la famiglia, con Giulia, la sua fidanzata, e con Patrizia, all’epoca la mia compagna oltre che cara amica di Giulia, abbiamo deciso di raccogliere i suoi articoli e farne un libro. Tracce di blues, nel 2007, è così diventato il primo libro della neonata Operaincerta Editore. Poi, negli anni successivi, ne abbiamo pubblicati altri nove, tutte opere di collaboratori del giornale. A fine 2017 è invece arrivato il primo libro di Operaincerta Editore concepito nel quadro di un progetto organico, quello di dare un altro respiro alla nostra esperienza editoriale e fare di Operaincerta Editore una casa editrice che non si limitasse a pubblicare i lavori di chi gli era vicino. Oggi ci ritroviamo per festeggiare il nostro compleanno. Vent’anni sono tanti per un’iniziativa basata esclusivamente sul volontariato e sulla buona volontà di un gruppo di amici.
Quando mi capita di incontrare chi in quegli anni ha attraversato il “mondo” di Operaincerta, sento in lui/lei un senso di nostalgia nel ricordare quei momenti, le riunioni di redazione, gli incontri allargati, le cene.
E se da domani ricominciassimo a scrivere articoli per Operaincerta? Il 14 agosto arriva fra trentuno giorni…